Casa: nuove regole per tassare gli affitti, a chi convengono

Le nuove regole sulla tassazione degli affitti - basate sul sistema della "cedolare secca" - derivanti dalla riforma del "federalismo fiscale", si applicheranno sin dall'anno fiscale 2011. Quindi sono praticamente già in vigore, anche se verranno portate in dichiarazione l'anno prossimo.
La cedolare secca è il nuovo metodo di tassazione dei redditi da locazione, e si applica alle case date in affitto a persone fisiche; quindi non agli immobili affittati ad aziende, professionisti ed altre attività economiche. La novità consiste nel fatto che, ai redditi da affitto, non viene applicata la stessa aliquota Irpef degli altri redditi del contribuente, ma un'aliquota fissa:
  • il 21 per cento, per i contratti a canone libero;
  • il 19 per cento, per i contratti a canone concordato.
La cedolare secca sostituisce tutte le altre tasse: l'Irpef, le addizionali regionali e comunali dell'Irpef, l'imposta di registro e l'imposta di bollo. Ma chi sceglie la cedolare, non potrà applicare gli adeguamenti annuali dell'Istat. A decidere se applicare o meno la cedolare è il proprietario. Per esercitare tale scelta, bisogna avvisare l'inquilino con una lettera raccomandata. Chi non fa nulla, rimane col vecchio regime, di tassazione proporzionale al reddito.
A chi conviene il nuovo sistema? Col vecchio sistema, i canoni di affitto si sommavano agli altri redditi, e perciò erano soggetti alla progressione delle imposte: più il contribuente guadagnava nell'anno in questione, maggiore era l'aliquota che si applicava e perciò, da quanto intascato con gli affitti si doveva detrarre l'aliquota massima per quella persona, che poteva arrivare anche al 43 per cento, per i redditi sopra i 75 mila euro. La cedolare secca, dunque, conviene soprattutto ai redditi più elevati: più si guadagna, più il nuovo sistema consente di risparmiare rispetto al precedente.

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